
A Singapore si torna.
E anche spesso, se si viaggia in Oriente.
Perché Singapore è come Hong Kong, un centro di vita, di affari, di attività che muove un’umanità varia. Dopo un po’ che si itinera tra le “tigri asiatiche” Singapore rappresenta una sosta dove ritemprarsi per poi ripartire. E questo non solo da ora. Già nella seconda metà del secolo scorso l’isola rappresentava un crocevia molto frequentato grazie alla lungimiranza di sir Stamford Raffles, che nl 1819 aveva gettato le basi della moderna città-stato.
Quando nel 1887 venne costruito il Raffles, intitolato appunto al cittadino più illustre che l’isola aveva avuto, Singapore era già un attivo centro commerciale dove si alternavano mercanti (cinesi, malesi, indiani, arabi ed europei), magnati, avventurieri e politici.
Non a caso a fondare l’albergo, allora con sole dieci camere, furono tre fratelli di origine armena, gli Sarkies, già proprietari dell’Eastern & Oriental Hotel nell’isola malesiana di Penang. Dopo pochi anni, nel 1899 venne inaugurato il corpo centrale neoclassico, opera dell’architetto R. A. J. Bidwell. Fu il primo edificio in Singapore ad avere un circuito elettrico per alimentare lampade e ventilatori e a vantare in esclusiva un vero chef francese.
Ben presto la leggenda del Raffles si diffuse e l’albergo divenne il simbolo di Singapore e dell’Est esotico e lontano. Lo scrittore e navigatore Joseph Conrad fu tra i primi ospiti seguito da Rudyard Kipling che scrisse la famosa frase <<Feed at Raffles>>. L’edificio comprendeva già allora una grande sala da biliardo che nel 1917 venne inglobata in una nuova ala. Ancora oggi ci sono i due primi biliardi ormai vecchi di più di cento anni. La tradizione vuole che sotto uno di questi nel 1902 fosse abbattuta l’ultima tigre di Singapore. Negli anni Venti e Trenta l’albergo divenne una mecca per celebrità di tutto il mondo, da Charlie Chaplin a Mary Pickford, a Douglas Fairbanks fino a Maurice Chevalier senza contare re, sultani e politici. Ma oltre ad avere ospiti di rango il Raffles era anche il clou della vita sociale, culturale e mondana di Singapore. Era qui che si tenevano cene d’affari, tè danzanti, galà e cerimonie mentre nell’aria erano i ritmi del charleston e le prime improvvisazioni jazz.
L’euforia però durò poco e nel 1942 ci fu l’invasione giapponese.
L’albergo fu l’ultimo edificio a essere occupato e nel 1945 fu adibito a ricovero provvisorio per i prigionieri di guerra appena liberati. Tra alti e bassi e visite più o meno celebri, come quella di Ava Gardner, il Raffles arrivò al 1987 quando fu dichiarato monumento nazionale. Negli anni che seguirono un radicale restauro, terminato nel 1991 e costato 160 milioni di dollari di Singapore (oltre 170 miliardi di lire), ha restituito a questo pezzo di storia dell’ospitalità internazionale lo splendore e le amenità che lo resero celebre. Tanto che oggi è universalmente riconosciuto come uno dei migliori alberghi al mondo, dove scendono capi di stato come l’americano George Bush e l’indonesiano Soeharto.
L’hotel dispone solo di suite.
Ognuna è personalizzata con i nomi dei personaggi famosi che vi hanno dimorato. Molti mobili sono ancora quelli originali mentre altri sono stati introdotti sempre scegliendo tra pezzi d’epoca, di pregio e in stile con l’edificio. Gli interruttori per le luci e i comandi per i ventilatori sono stati addirittura rifatti in ottone con una base di legno laccato, sul modello di quelli degli anni Venti. Va da sé che nonostante tutte le attenzioni per le forme e l’arredamento originari vi sono tutti i comfort moderni, i pavimenti sono in pregiati marmi e in teak e qua e là si incontrano moderni trompe-l’oeil di Carlo Marchiori, un artista italiano che vive in California. Nella grande lobby vi sono tappeti persiani d’inizio secolo firmati dal grande Saber.
Nel complesso del Raffles trovano posto varie corti e giardini dove vengono organizzati ricevimenti e cerimonie. Vi è un museo sulla storia dell’albergo, la Jubilee Hall, un teatro da 392 posti che viene affittato per manifestazioni di ogni tipo e la Raffles Hotel Arcade, oltre settanta negozi con le firme più prestigiose.
Un soggiorno al Raffles è anche un’occasione per i palati più raffinati.
I ristoranti sono vari e tra questi vi è il famoso ed elegante Tiffin Room, il primo dell’albergo; l’Empress Room, l’unico a servire cucina cantonese; il Raffles Grill, noto per l’ottima cucina francese e ambiente raffinato ed elegante; e il nuovissimo Doc Cheng’s ormai celebrato per l’originale connubio tra la tradizione culinaria orientale e occidentale che fa della sua nouvelle cuisine un’esperienza entusiasmante. Tra i piatti più originali vi è il Lemongrass Chicken con salsa di lime e ginger. Tenero petto di pollo massaggiato con olio e lemongrass e poi cotto nel tandor, innaffiato da una salsa di lime e ginger e servito su un letto di noodles. Lo guarniscono vegetali al vapore e una candida crema di cocco.
Tra i bar va citato il Long Bar che dal 1915 continua a riscuotere lo stesso successo e dove si possono gustare il Singapore Sling e il Million Dollar Cocktail ormai famosi in tutto il mondo. Chi ha tempo può frequentare la celebrata accademia di cucina: una settimana per imparare i segreti dei grandi chef. Periodicamente poi vi sono visiting chef che movimentano le serate gastronomiche dell’hotel. L’ultima visita, il febbraio scorso, è stata quella di Heinz Winkler di Monaco di Baviera.
Raffinato, permeato di colte citazioni, questo pezzo di storia singaporegna è transitato nella storia con passo allegro e gioviale. Quasi incurante dei tributi internazionali che periodicamente gli vengono riconosciuti. Così, tra passato e futuro il Raffles consolida il suo mito e la tradizione continua …
Ci vediamo al Raffles, dunque.