
Ovidio Guaita, fotografo, giornalista, influencer
167 paesi visitati, 30 volumi pubblicati
“The Photographer” come lo chiamano all’estero. Una storia che parte da un piccolo centro della Bassa Padana per raggiungere angoli sperduti del pianeta. Mostre, corsi, consulenze e ora un videocorso dove insegna a diventare travel influencer.
di Pamela McCourt Francescone
Lo abbiamo incontrato nella sua casa fiorentina tra un viaggio e l’altro.
A proposito di viaggiatori, vediamo subito qual’è la differenza tra un turista e un viaggiatore.
Facile. Il viaggiatore vede dopo aver guardato. Le prime volte che si esce dal paese si è incuriositi da tutto ma non sempre è chiaro cosa stiamo osservando, il suo significato, il perché è così. Il viaggiatore, grazie alla sua esperienza e alla sua cultura, è in grado di “vedere” e quindi capire e interpretare ciò che gli passa davanti. Poi ci sono differenze sostanziali di approccio. Il rispetto ad esempio. Viaggiare significa entrare a casa degli altri, bisogna farlo in punta di piedi, rispettando le tradizioni. Nel mondo islamico non si guardano le donne negli occhi, in Malaysia, e non solo, entrando nelle case ci si tolgono le scarpe, in alcuni paesi africani non si fotografano i visi delle persone perché pensano gli si rubi l’anima. Strano certo, ma sono a casa loro e finché ci rispettano noi dobbiamo fare altrettanto.
A cosa serve un club di grandi viaggiatori?
Proprio a questo. Ad aiutare i turisti a diventare viaggiatori, anche se in realtà è molto di più. È un luogo per ritrovarsi e interagire con persone con lo stesso mindset. Quando io parlo di viaggi al di fuori del club mi guardano strano, la maggior parte dei cosiddetti amanti del viaggio fanno due viaggi all’anno, forse tre. Quando tu li fai non dico in un mese ma in due allora diventi un caso a parte con cui è meglio parlare d’altro. Nel club invece siamo tutti così, appunto grandi viaggiatori, e lo scambio di esperienze è continuo.
Perché hai fondato la Travel Academy?
Da non confondere con il club, che sta all’interno della Travel Academy, che è un’altra cosa. L’Academy è la casa di tutti gli amanti del viaggio: gente che viaggia virtualmente con libri e video, turisti, viaggiatori ed esploratori. Vengono organizzate serate a tema con proiezione, mostre, pubblichiamo corsi, libri e una rivista. A dicembre di ogni anno celebriamo l’annata di viaggi con un evento super elegante, il Travel Academy Gala che si tiene al Four Seasons di Firenze, ed eventi anche a Roma, Milano e altre città italiane.
E pensare che c’è chi pensa che la Travel Academy sia un tour operator …
Assolutamente non lo è. Qualcuno lo pensa perché organizziamo viaggi, ma sono viaggi per i membri ed è solo una delle attività dell’Academy e nemmeno la più importante. Quindi no, non siamo un tour operator.
Ma allora qual’è la differenza tra la Travel Academy e un tour operator?
Semplice: il tour operator è una società che organizza viaggi generando un utile, noi organizziamo viaggi per gli amici (i membri) e soltanto per loro e lo facciamo saltuariamente, senza promuoverli al di fuori dell’Academy.
Come vedi il viaggio in futuro?
Agenzie e tour operator diventeranno sempre più di nicchia: safari a tema, esplorazioni polari, viaggi nello spazio, ma anche tour gastronomici, wellness tour, movie tour (nelle location di pellicole famose) o full immersion estreme nella natura. Sui voli si differenzieranno sempre più le cabine: da una Economy low cost con zero servizi fino alla First, passando tra Economy Standard, Economy Premium e Business. La stessa segmentazione la troveremo nel mondo dell’ospitalità: airbnb, hotel e resort differenzieranno l’offerta spaziando dal nulla incluso al tutto incluso. I long weekend saranno sempre più frequenti anche sul lungo raggio e sparsi in tutto l’arco dell’anno. Viaggeremo di più tutti, ognuno con il suo stile e il suo budget.
Si parla tanto di AI come pensi potrà interagire con il viaggio? Ci aiuterà ad essere meno turisti?
Se l’AI ci aiuterà a imparare ci aiuterà anche ad essere meno turisti. Di sicuro potrà compilare la nostra guida di viaggio, personalizzata con le visite che vogliamo fare e con i nostri interessi. E lo farà a costo zero. E questo già non è poco.
Qual’è un luogo o una regione che ti piacerebbe vedere ma dove non sei mai riuscito ad andare?
L’Afghanistan. Ne ho sentito parlare da quando ero ragazzino, dopo l’invasione russa. Da allora abbiamo saputo tutto delle guerre e dei talebani ma niente sul Paese, che invece è molto interessante. Ho organizzato un viaggio per maggio e spero davvero di riuscire ad andare.
Ti piace tanto viaggiare ma non mi sembri un nomade digitale, cos’è che ti impedisce dall’esserlo?
Un nomade digitale non viaggia ma si sposta, lavorando. Poi può essere anche un viaggiatore, anzi di sicuro lo sarà, ma non è detto. Cioè non va alla scoperta di un luogo e di una regione ma semplicemente itinera tra l’uno e l’altra. Io lavoro meglio a casa e viaggio meglio se il lavoro che devo fare è ridotto al minimo. Poi finisce che lavoro in aereo, in hotel, in piscina ma durante le fasi più creative devo essere chiuso nel mio studio.
Mi dicevi che il tuo primo viaggio intercontinentale risale al 1981, da allora molto è cambiato.
È vero, come dimenticarlo, Capodanno tra New York, Chicago e San Francisco volando KLM via Amsterdam. Ricordo quasi tutto come fosse ora. Anche tutti gli sbagli, ad esempio non avevo con me una biro per compilare il modulo della dogana e parlavo ancora male l’inglese per chiederla. Allora il biglietto per noi studenti si comprava al CTS Centro Turistico Studentesco con file di alcune ore nei periodi di alta stagione. Per gli hotel ci si fidava delle guide (cartacce ovviamente). A ripensarci era tutto più complicato, soprattutto se non ci si affidava a un tour operator. Oggi veramente tra Skyscanner, Booking.com, Google Map, Google Translator, roaming voce e dati è una passeggiata. Ma il piacere della scoperta di luoghi nuovi non è cambiato e credo non cambierà. Certo abbiamo già visto tutto online, ma è la differenza tra vedere una torta e mangiarla.
Hai mai conosciuto qualcuno che abbia visitato tutti i 250 paesi del mondo?
Una volta, a un convegno a Cape d’Antibes. Era una signora giapponese sulla cinquantina. Ricordo di avere pensato che doveva essere facoltosa oltre che determinata, perché in certi paesi alla fine ci vai solo per dire che l’hai visto.
Ovidio, hai fatto un videocorso per diventare travel influencer, tu pensi che nei prossimi decenni questa figura possa esistere e in che forma?
Ma guarda, quando ho iniziato a promuove destinazioni ci chiamavamo fotoreporter (e chi faceva video documentaristi). Ancora oggi esiste il termine ma appena uno di questi posta anche sui social diventa di fatto un travel influencer. Esisterà sempre una domanda di visibilità e un’offerta. Cambieranno modi, tecnologie ma ci vorranno sempre delle persone in grado di catturare l’essenza di un luogo con le immagini, ferme o in movimento che siano. Diffondendole saranno travel influencer, ma sicuramente il nome cambierà. Già ci sono blogger e influencer che postano su IG e TikTok presentandosi come “travel creator”.
All’estero ti chiamano “The Photographer”, sembra quasi un titolo di un film, ma alla fine chi è Ovidio Guaita?
Un fotografo che gli piace viaggiare. Come migliaia di altri. La differenza è che ho saputo sviluppare una rete di sinergie che mi ha portato a viaggiare in tutto il mondo. Qui sta l’eccezionalità, il resto è routine. Ma è un dettaglio che mi ha cambiato la vita.
A intervista finita facciamo un breve tour della sua casa dove troviamo soprattutto libri. Curiosamente nessuna foto alle pareti, “i ricordi li tengo nel cuore” ci dirà accompagnandoci alla porta. Nulla lascia trapelare le frequentazioni di questo fotografo-viaggiatore “that grabbed the world” come scrisse nel 2003 il New York Times recensendo il suo libro Italian Villas, che a lungo ha campeggiato nella vetrina del bookshop al Metropolitan Museum. Nulla sui ricevimenti a Villa La Pietra in onore del futuro re Charles III ospite di Sir Harold Acton, o su quelli alla corte del sultano dell’Oman Qaboos alla fine degli anni Novanta, o sugli incontri con il primo ministro malese Mahathir, che tra l’altro ha inaugurato una sua mostra all’Islamic Art Museum Malaysia di Kuala Lumpur, niente nemmeno sulla sua presenza fissa al US Consulate General in Florence. E poi i tanti vip e politici da Sean Connery, a Vittorio Sgarbi (con il quale ha fatto un viaggio in Yemen) a Silvio Berlusconi, fino al presidente americano Jimmy Carter (incontrato a Dubai al Burj Al Arab). Tanto che in alcune occasioni è stata avanzata l’ipotesi di rapporti con i servizi americani, rumors mai smentiti né confermati. Ovidio Guaita ha sempre preferito rimanere riservato su conoscenti e amici lasciando fossero i suoi libri e il suo lavoro a ricevere attenzione. E dobbiamo dire che “The Photographer “c’è riuscito.
Puoi seguire Ovidio su Instagram, TikTok, YouTube and Facebook.