malacca

Non è raro in Malaysia veder volare un aquilone, ce ne sono tanti e di tutte le dimensioni, variopinti, con grandi code e … musicali.

La tradizione degli aquiloni di Malacca è molto antica e si narra che i sultani amassero tenerli in volo durante la notte perché con il loro fruscio conciliavano il sonno.

Allo stesso modo le residenze dei sultani rappresentano, meglio di qualsiasi altra opera, l’architettura malese, frutto di un concorso di stili e di forme artistiche che molto devono alla cultura islamica,  introdotta a cominciare dal Duecento dai mercanti indiani che sostavano nel porto di Malacca prima di proseguire per la Cina.

Fu anche in ossequio alla tradizione indiana che la residenza del signore della città divenne casa e ufficio.

Allargandosi e contenendo sempre un balai, una sala delle udienze, dove ricevere commercianti, nobili, ambasciatori o semplici postulanti con suppliche e petizioni. Questi edifici sorsero su palafitte per facilitare l’aerazione e per difendersi da serpenti e insetti. I tetti sono a due falde, con la mezzeria arcuata, ricoperti da fasci di erba seccata; all’interno la struttura portante è a vista e abilmente decorata divenendo  un elemento compositivo. I pavimenti  e le pareti sono anch’essi in legno, liscio o  intarsiato.

Molto è cambiato dai fasti di Malacca ma  le ville sono rimaste,  in particolare quelle dei sultani, sistematicamente rinnovate e abbellite.

Con i tetti di paglia o di cotto le eleganti residenze della nomenklatura malese e britannica testimoniano il sofferto connubio tra l’architettura indigena e quella importata, dove stili, materiali, costumi e … aquiloni si confrontano in un caleidoscopio di forme.