antigua guatemala

Pedro de Alvarado era il luogotenente del conquistador spagnolo Herman Cortés

Giunse in questa zona nel 1523. Dopo aver vinto la resistenza dei indios quiché, il 25 luglio 1524 ha fondato Santiago de los Caballeros de Guatemala, l’odierna Antigua.

Le prime città fondate dagli spagnoli erano semplici avamposti. I loro tracciati presentavano un andamento e un orientamento casuale. Nel XVI secolo questi  accampamenti caotici e antigienici non rispondevano più alle esigenze dei coloni così i piani delle nuove seguirono un tracciato a scacchiera, con maglie quadrate o rettangolari.

Antigua è solcata da  due fiumi: il Río Pensativo e il Río Guacalate. Nonostante i suoi 1520 metri s.l.m. è solo ai piedi del vulcano Agua.  Questo è noto per le colate  di fango dovute allo sciogliersi delle sue nevi  durante le eruzioni. Santiago de los Caballeros resterà la capitale fino al 1773 quando verrà pressoché distrutta da un terremoto. Da allora è indicata come antigua in contrapposizione a la nueva, l’attuale Città di Guatemala, costruita a partire dall’anno seguente a soli 50 chilometri a est. Quello che rimaneva dalla prima distruzione è stato ulteriormente danneggiato dal sisma del 1975.

Nel reticolo viario di Antigua, orientato come di consueto secondo i punti cardinali, si snoda un racconto che fonde significati politici e religiosi secondo un costume ormai consolidato nel Vecchio Continente. Sulla plaza Real si affacciano il palacio de la Real Audiencia, la cattedrale e il palacio de Noble Ayuntamiento. Il lunedì, il giovedì e il sabato la piazza ospita un mercato dove le donne giunte dai paesi vicini vendono stoffe variopinte, gonne ricamate, cinture di pelle intagliata, terrecotte e ancora qualche raro oggetto di giada, estratta da una antica miniera maya.

Visitando questi luoghi l’atmosfera coloniale coinvolge. La decadenza conferisce agli edifici un fascino ancora maggiore. I vasti patii con influssi moreschi, nel naturale silenzio che li caratterizza ammaliano con superbe viste sul vulcano  e le sue cime innevate.

Grande è la concentrazione degli edifici religiosi in Antigua, dovuta alla contemporanea presenza di più ordini. In totale si contano quattordici chiese e nove conventi. Del convento de Santo Domingo rimangono poche celle senza finestre sormontate da piccole cupole che fornivano l’aria e la luce necessaria ad abitarle. E’ ancora visitabile una stanza sormontata da una volta. Qui un ricercato effetto acustico permetteva al priore, che sedeva al centro, di udire le confessioni sussurrate dai frati rivolti alla parete.

Antigua ha oggi la suggestione della capitale decaduta. Dopo la visita turistica si è colti dal desiderio di rimanere. Il centro appare come una Pompei del Nuovo Mondo, un museo dell’architettura e dell’urbanistica coloniale. I freschi e odorosi cortili, ricchi di piante tropicali,  invitano alla meditazione mentre i ricordi di passati splendori riaffiorano. Attorno a me i nuovi maya osservano i visitatori con indifferenza mentre a poco a poco si riappropriano della loro terra e della loro storia.

Il reportage è ormai finito, forse ho immortalato ciò che rimane di un’epopea che potrei non trovare tornando. Imboccando la carretera per Ciudad de Guatemala il Vulcano mi guarda con sfida.