
Bodie: 3 ore in questa ghost city non ti deluderanno
“Goodbye God I am going to Bodie” un affascinante luogo di perdizione, isolato tra California e Nevada.
Perso tra oro, prostitute e lavandai cinesi. Giace abbandonata dal 1936, esattamente come l’hanno lasciata gli ultimi abitanti prima di abbandonare un sogno.
Non è lontana ma sembra sperduta nel nulla. La strada a un certo punto diventa sterrata e poco alla volta l’atmosfera ci coinvolge. Non ci vuole molto a immaginare una diligenza arrivare e poi ecco, dopo una curva, la città ci appare in tutta la sua decadenza. Tre ore nella ghost city di Bodie non ti deluderanno
Bodie infatti è una ghost city.
Dal 1936, quando un incendio ne ha segnato la fine. Una fine però annunciata. Da nuove miniere, nuove tecnologie nuove location con climi meno inclementi di quello di Bodie. Come molte città il nome viene dal fondatore, William S. Bodey, che nel 1859 trovò l’oro in queste colline.
Vent’anni dopo Bodie aveva 10.000 abitanti.
Una popolazione eterogenea con una nutrita comunità cinese e una cronica carenza di pastori di anime, che qui non avevano molto ascolto
“Goodbye God I am going to Bodie”
Così scrisse una bimba sul quaderno di scuola, qui la concentrazione di avventurieri, prostitute e giocatori d’azzardo non era indifferente.
Molti guadagnarono tanto ma ben pochi si arricchirono. Il lavoro di minatore era ben pagato ma le tentazioni erano tante e soprattutto la vita qui, dove tutto doveva essere importato, era cara.
Abbandonata nel 1936 è rimasta a testimoniare un’epoca, una fugace apparizione, un’apoteosi seguita da un rapido e inesorabile declino.
Oggi ci appare come gli abitanti l’hanno lasciata. I quadri, i mobili, le stufe, persino i libri della scuola sono al loro posto. Trasportare le masserizie era costoso, presupponeva il possesso di carri e cavalli e richiedeva il pagamento di dazi. Così molti hanno semplicemente portato con sé una valigia.
Siamo entrati in punta di piedi.
Con pudore abbiamo varcato soglie e sbirciato effetti personali. Abbiamo immaginato speranze e delusioni, splendore e decadenza, vissuto un mito e portato con noi in ricordo la storia di sconosciuti. Ma soprattutto abbiamo sentito … la febbre dell’oro.