
Atterrati a Khartoum
Fine, incredibilmente impalpabile. Questo l’arrivo a Khartoum: sabbia che entra nel naso, nella bocca e inzuppa i vestiti più della pioggia.
Il volo della Gulf Air proveniente da Bahrain è atterrato in perfetto orario. L’aeroporto è squallido, poco più di un hangar ma abbiamo visto di peggio. Il controllo passaporti è lento e quello alla dogana decisamente pignolo. Finalmente fuori il sole del tardo pomeriggio scotta ancora e, manco a dirlo, nessuno ci aspetta per portarci in albergo. Dopo un’inutile attesa optiamo per un taxi. Il vecchio Toyota giallo è dotato di un compunto autista che ci estorce una cifra spropositata per depositarci al vicino Hilton. L’arrivo a Khartoum ci prova.
Dall’aereo la città sembrava tutta in adobe, color terra, tutti edifici bassi, pochissime auto.
In realtà c’è anche molto cemento ma l’asfalto pare un lusso e anche un po’ datato. L’Hilton è un blocco in stile sovietico. Sigillato. Porte e finestre a tenuta stagna. Puzza di muffa e di stantio, come gli addetti alla reception, che tra salamelecchi e aria complice ci offrono una tariffa “speciale” da Fith Avenue.
Non siamo granché entusiasti dell’arrivo a Khartoum e la città non pare offrire grandi attrattive.
Impressione poi confermata nei giorni seguenti. Dunque, polvere e sabbia del deserto ovunque già s’è detto, strade sconnesse e poi un vento fastidioso che rende l’aria quasi irrespirabile e impedisce di tenere gli occhi aperti. Per fortuna che c’è il Nilo, anzi i due rami del grande fiume, il Nilo Azzurro e il Nilo Bianco che qui confluiscono.
Nel desolato panorama cittadino si salva solo la residenza del presidente della repubblica, bel villone a due piani con ampi porticati e un grande spiazzo verde davanti. Da sola non vale l’atterraggio nella capitale sudanese.
Due guardie in alta uniforme e molto annoiate sul portone. Gran viavai di poliziotti in borghese nullafacenti in giro, nonché grande confusione di competenze per autorizzare le foto. Meno male che la gente è cordiale e anche un po’ curiosa. Non certo come nel resto del paese ma comunque lontano dai cliché terroristici cui la stampa ci ha abituato. La società non pare integralista ancorché musulmana. Si vedono varie coppie in giro, mano nella mano. Le donne sono in genere velate ma mai con quel rigore fanatico di altri paesi islamici.
Domani partiamo per il nord. Seguiremo il Nilo verso il confine egiziano alla scoperta dei villaggi nubiani. Se mi viene rilasciato in tempo il photo permit. Inshallah.
Lonely Planet